L’imprenditore e la trasformazione digitale: un caso di accompagnamento al cambiamento

Un’impresa che affronta il cambiamento ed in particolare la trasformazione digitale, che sia una grande azienda oppure una media e piccola impresa italiana, deve porsi in una logica di crescita interna e non solo sul mercato di riferimento: attivare i meccanismi di risposta al mercato non sempre basta. Reagire ai cambiamenti del mercato e degli eventi ad esso collegati in modo diretto o indiretto, una volta che questi si sono già manifestati, non è sufficiente. Come non sempre basta svolgere innovazione dello specifico prodotto o servizio, ma bisogna puntare all’innovazione come elemento chiave dell’azienda. Per fare questi passi è necessario riconsiderare l’impresa come azienda che integra fisico e digitale, quindi non riconvertire ma ripensare l’impresa. E le PMI hanno un punto nodale ulteriore, diverso dalle aziende di maggiore dimensione e strutturazione: la posizione dell’imprenditore. Molto spesso è l stesso creatore della sua impresa, colui che ha trovato la via del successo per sé e per l’organizzazione, che ora gestisce e dirige. A differenza degli amministratori delegati, che rappresentano la proprietà oppure i soci o i fondi di investimento, l’imprenditore italiano di piccole e medie imprese ha un rapporto ombelicale con la sua realtà, un rapporto diretto con l’efficacia e l’efficienza dell’organizzazione, ossia, in un certo senso, con sé stesso. E le sue qualità personali danno l’imprinting all’azienda, ne regolano il funzionamento e indicano i limiti dell’impresa. Per questo lavorare, quando è possibile, con l’imprenditore per favorire la trasformazione digitale della sua azienda è particolarmente cruciale, come abbiamo indicato nel post precedente: è la leva per attivare il cambiamento e l’innovazione. Gli imprenditori hanno la responsabilità di comportarsi come vettori di cambiamento, di portare il peso dell’agire come modello, attivando l’entusiasmo verso i nuovi processi di trasformazione in ottica digitale. Dunque, essi devono accettare questo ruolo incentivando l’innovazione, riconoscendosi il potere di far accadere le cose non ancora visibili. In un certo senso, possiamo considerare visibile l’innovazione di un prodotto o la revisione di un servizio, in quanto upgrading di ciò che è stato finora: non lo è il ripensamento in chiave digitale, perché la trasformazione richiede qualcosa di più, una metamorfosi. Il cambiamento profondo si attiva solo se si mette in discussione lo statu quo.    

Il lavoro con l’imprenditore

Costruire una cultura dell’innovazione all’interno della piccola e media impresa non è scontato e come non lo è il fatto che spesso l’innovazione svolta finora (di qualunque tipo sia) sia stata legata all’imprenditore. Se si ha l’opportunità di affiancare l’imprenditore, come è capitato a noi di CambiarParadigma.net, nel caso che descriveremo tra poche righe, bisogna accompagnarlo affinché non si fermi “agli allori” già conquistati o voglia replicare approcci usati nel passato. Un mondo in trasformazione come quello attuale, senza parlare della Intelligenza Artificiale (AI), necessita imprenditori che si giochino in prima persona, all’interno delle loro realtà. Per aiutare un imprenditore di terza generazione, proprietario di un’azienda con circa 80 anni di storia, sul territorio lombardo, abbiamo usato il nostro modello CDAE. Era emersa la domanda di favorire la trasformazione digitale all’interno della media impresa cliente, delegata ad un collaboratore, non trovava la strada giusta per andare avanti: l’imprenditore si lamentava che non era ancora successo niente, il collaboratore che non aveva tempo per occuparsene a pieno, al di là dell’investimento tecnologico fatto. Il meccanismo di accentramento e delega che caratterizzava la gestione imprenditoriale, non favoriva la persa in carico, da parte di nessuno, della rivoluzione digitale. Per accompagnare l’imprenditore abbiamo usato il nostro modello, chiamato sinteticamente CDAE: si compone di quattro fasi, la consapevolezza, l’autorizzazione, il desiderio e l’elaborazione; esso favorisce nelle persone l’accettazione del cambiamento, le porta all’azione, per affrontarlo ma anche per cavalcarlo e trarne il meglio possibile. Con l’imprenditore, appunto, si è avviato un percorso di consulenza che, attraverso domande mirate, gli ha fatto percorrere i quattro passaggi. Abbiamo, infatti, aiutato l’imprenditore a sviluppare consapevolezza, creando una sorta di mappa di partenza per farlo orientare al meglio. Nella nostra esperienza quando ci si rende conto di ciò, si è già in movimento, non si è più al punto di partenza, ma si inizia a usare occhi diversi. Le domande hanno riguardato la comprensione della natura e il tempo di questo cambiamento, i suoi vantaggi e i suoi rischi e il supporto che si può avere in questa trasformazione. Il passaggio successivo è stato quello di lavorare sull’attivazione del desiderio: il desiderio vero e proprio, in quanto era presente nell’imprenditore ma si avvertiva un certo grado di resistenza verso la trasformazione digitale. La resistenza essa è sempre plausibile, in quanto dover cambiare il proprio approccio alle cose non è così facile e la percezione dell’imprenditore può essere legata al passato, al successo avvenuto finora. Sono state progettate ad hoc delle attività per dimostrargli cosa avrebbe ottenuto apportando questo cambiamento, cosa avrebbero guadagnato la sua famiglia e i suoi dipendenti da questa mutazione, cosa avrebbe dovuto lasciarsi alle spalle e quali compromessi sarebbe stato necessario fare e quali altre opzioni trovare. Nella fase successiva, si è lavorato affinché l’imprenditore si desse l’autorizzazione a cambiare e quindi a vederne la possibilità. Come accade di frequente, vi sono dei “killer” che attivano dubbi, perplessità, retromarce nelle persone in cambiamento: avevamo il sentore che il desiderio fosse bloccato, che la sua mente accettasse razionalmente la trasformazione, ma non fino in fondo: in particolare, avevamo la sensazione che pensasse di avere una valutazione falsamente realistica delle possibilità. Lasciato metabolizzare tutto il lavoro precedente per qualche giorno, lo abbiamo portato a rielaborare tutto l’intervento facendogli sistematizzare nero su bianco con un canvas, progettato per l’occasione, una visione di insieme i pro e i contro per arrivare a definire al meglio il processo di trasformazione. La fase di elaborazione si è conclusa con un piano di azione che comprendeva le attività ma anche i comportamenti da tenere da parte dell’imprenditore verso i collaboratori e quelli auspicati per questi ultimi. Li abbiamo lasciati che creavano scenari concreti di possibilità digitali…

 

Foto: https://www.istockphoto.com/it