Non c'è trasformazione digitale senza “metamorfosi” degli imprenditori

Questo testo sul cambiamento e sulla trasformazione digitale si basa su alcune recenti esperienze svolte dai consulenti di Cambiarparadigma.net e vuole essere un condensato di riflessioni che nascono a seguito di alcuni progetti in piccole e medie imprese, in particolare. La trasformazione digitale richiede dei significativi sforzi nelle PMI, in un'epoca dove tutto è in movimento, è essenziale che i leader aziendali siano di esempio in direzione dell’innovazione. Sarebbe sconsiderato opporre resistenza ai cambiamenti strutturali che la modernizzazione dei nostri canali comunicativi e organizzativi comporta. Per le aziende che hanno si rivolgono ai consumatori, la trasformazione digitale garantisce un'esperienza su misura per loro, elemento cruciale per la loro fidelizzazione. Per le aziende che si basano sul B2B, la presenza online può essere strategica per incrementale la propria visibilità sul mercato e non solo. E sappiamo che l’esempio, oltre che le direttive e gli investimenti (non solo economici, ma anche di tempo e quindi la definizione, anche indiretta, delle priorità), è una leva basilare per attivare l’innovazione nelle organizzazioni e attivare l’apertura mentale. E l’esempio primo lo può dare solo l’imprenditore.  

 Perché è essenziale l’imprenditore

Sono infatti gli imprenditori che hanno la responsabilità di comportarsi come vettori di cambiamento. Sono loro che devono portare il peso dell’agire come modello e motivazione per le loro persone, attivando l’entusiasmo in direzione di nuovi processi sia ad alto contenuto tecnologico sia verso la trasformazione dei processi di lavoro “tradizionali” per un loro cambiamento in ottica digitale. L'azienda deve facilitare nei e nelle dipendenti la domanda di cambiamento, e chi lo farà darà così dimostrazione di iniziativa e flessibilità. Ovviamente, anche mettere loro disposizione strumenti e metodologie per rispondere alla trasformazione digitale, in un’ottica di formazione continua, al fine di trarre vantaggio dal loro potenziale. Ma sono gli imprenditori che devono accettare questo ruolo, quello di fautori del cambiamento, incentivando l’innovazione, riconoscendosi il potere d'azione, non solo nelle strategie di mercato sui prodotti o in quelle gestionali e di “gestione del potere” all’interno dell’azienda: il potere di far accadere le cose non visibili. Riprendendo quanto scritto da James Hillman in “Forme del potere” (edizione italiana Garzanti, 1996, pag. 135), “se la leadership nasce da una base istintuale e l’autorità dal carattere, il carisma dipende, in parte, dalle situazioni” e le situazioni per dare l’esempio e usare il proprio carisma, l’imprenditore le deve creare. Quindi, attraverso tecniche di gestione personalizzate e centrate sulle persone, l’imprenditore potrà riuscire ad ottenere realmente dei risultati: se l’essere umano deve essere posto al centro del processo di trasformazione digitale, la persona motore dell’impresa prima deve attivare i suoi collaboratori. Ciò comporta che l’imprenditore, che è stato il creatore di successo di una realtà che ha una sua storia, spesso di rilievo nel panorama locale, nazionale o anche internazionale, non si fermi a pensare all’innovazione di prodotto, all’innovazione della produzione, ma pensi all’innovazione dell’organizzazione ed a valorizzare le persone come fautori del cambiamento. Le innovazioni di prodotto, di processo, della tecnologia, sono giustamente basilari, ma la trasformazione digitale richiede qualcosa di più, una metamorfosi: in alcuni casi è proprio il deus ex machina che deve farsi farfalla. L’innovazione spesso è vista, in alcune imprese, come strettamente legata al titolare, è lui che avvia progetti per l’innovazione ed è lui che decide se i team funzionano oppure no: un investimento psichico verso un oggetto esterno a sé, che però è oggetto di valutazione da parte dell’imprenditore stesso, ossia a confronto con quanto fatto a suo tempo creando l’impresa e i prodotti di successo… Se l’imprenditore non attiva la metamorfosi, non diventa farfalla, non genera nei collaboratori (grazie alla sua leadership, all’autorità, al carisma e all’esempio vero e profondo) l’apertura verso l’innovazione, che è anche un mettere in discussione lo status quo. Insomma, costruire una cultura dell’innovazione. Possono ispirarsi alle startup, cercare di mobilitarsi attorno ad un progetto comune, ma non basta. Partire non dalla tecnologia, non dal prodotto o dai processi, ma da un’altra P, le persone, è centrale, ma solo se la prima mossa la fa l’imprenditore. Che non deve “dormire sugli allori” o fermarsi a replicare approcci usati nel passato, in un mondo in trasformazione, ma giocarsi in prima persona, all’interno della sua realtà, come esempio. E, nel prossimo post, riporteremo un esempio, attraverso un caso.    

 

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