Le metafore del cambiamento organizzativo: le risposte metaforiche al nostro sondaggio

La ricchezza delle risposte al nostro sondaggio, ci ripaga delle “fatiche” (piacevoli) per la sua organizzazione, diffusione e, soprattutto, analisi dei vostre articolate e non banali opinioni! Non abbiamo costruito un sondaggio quantitativo, ma qualitativo, certo ci siamo complicati la vita…, ma con la varietà e la sottigliezza delle risposte avute, possiamo provare a lavorare in profondità di analisi, senza inseguire la quantità. E dunque cosa è emerso? Siete in attesa, trepidanti? Una serie di metafore che riporteremo per cluster, che possono rappresentare l’immaginario, le immagini collettive, che si hanno del cambiamento organizzativo. Ma questo è solo il primo post che ripoterà la visione dei rispondenti sulla trasformazione delle aziende e degli Enti ed iniziamo parlando delle metafore che sono emerse.    

La metafora delle organizzazioni

Come già indicato nel post precedente, farsi trasportare da una metafora… (link), l’utilizzo della metafora nel lavoro con le persone nelle organizzazioni, permette di far emergere le idee su un’organizzazione, basate appunto sulle immagini implicite. Sono queste che ci guidano nell’interpretare le situazioni. In particolare, nel mutamento continuo delle organizzazioni odierne, accompagnare il cambiamento attraverso le metafore può favorire l’evoluzione delle aziende e degli Enti anche difronte alla trasformazione dell’ambiente che li circonda. Ma ciò ci fa dire che si certo oltre che far emergere le metafore presenti nell’organizzazione è necessario conoscere quelle che sono vive nell’ambiente collettivo di riferimento (territorio, nazione…) e i facilitatori (interni o consulenti che siano) sapere che immagini si portano appresso, per non condizionare il lavoro da svolgere. Non basta, infatti, avere una metodologia pratica e collaudata, che permetta alle persone (manager, collaboratori) di far emergere gli impliciti, bisogna disvelare tutto ciò che è in gioco nell’immaginario. E la metafora è, appunto, uno strumento potente per accompagnare il cambiamento ai diversi livelli (contenutistico, linguistico e quelli più profondi), per forgiare nuovi significati e nuove conoscenze, attraverso l’immaginazione e l’elaborazione delle possibili interpretazioni e scenari che emergono nel lavoro con le persone.

I cluster emersi dal sondaggio

Le metafore che sono emerse si richiamano a diverse tipologie concettuali, quelle riferite alla natura e le sue mutazioni o caratteristiche, alla popolazione naturale, alle sue forme, agli strumenti umani (in misura minore). I diversi cluster, seppur differenti, sono, nella maggior parte, collegati tra loro, sia perché si possono ascrivere a categorie concettuali che li comprendono (ad esempio appunto la natura) sia perché indicano modalità di cambiamento assimilabili (es. cambiamento come mutazione). Il primo cluster, quello emerso con maggiore frequenza, è quello che possiamo definire (riprendendo una risposta data) i mutamenti di stato dell’acqua, ossia quelle metafore che vedono nell’acqua, nella marea e nell’onda appunto l’evoluzione delle forme liquide, che hanno una forma definitiva solo quando sono “intrappolate” (come in una bottiglia): simbolicamente le acque rappresentano il flusso continuo del mondo manifesto, che dissolvono, cancellano, rimuovono, purificano e rigenerano. Il secondo cluster che abbiamo individuato è quello che possiamo chiamare “le stagioni”, il suo mutare e il clima in generale, che indica la ciclicità delle ere, un mutare definito in tempi diversi che si susseguono, con un suo ordine temporale: il cambiamento organizzativo come mutazione naturale. Nella simbologia cinese le stagioni sono associate ai fiori ed il terzo cluster che presentiamo è appunto, più volte scelto, del “il fiore che sboccia”: un singolo elemento che cambia stato, che modifica la sua forma, simbolo della potenzialità, dello sviluppo, dell’apertura, di una passività (la corolla che riceve) che si apre verso l’esterno, verso l’ambiente esterno, attraverso l’insetto che vi si posa; è però anche simbolo della vita effimera, che ha un suo apice e poi appassisce, richiamando il rischio del fallimento.  Il cambiamento come mutamento non può non richiamare quello della trasformazione della “farfalla”, del bozzolo, la crisalide, che diventa appunto la farfalla, ossia di una specie che si evolve, adattandosi al contesto nuovo. Immagine classica del cambiamento, simbolicamente rappresenta la rinascita, la resurrezione che passa dalla dissoluzione dello stato precedente, per gli antichi greci e i maori è l’anima, la psiche. Psiche, fanciulla nella mitologia greca, dalla strabiliante bellezza, quanto quella di molte farfalle, fa un tragitto alla ricerca del perduto amore, verso la forma compiuta e piena (che può dare l’amore), verso la trasformazione che ricerca splendore e attrattiva. L’evoluzione della farfalla, che richiama anche la metafora proposta del camaleonte, ci ricorda anche le forme naturali e riprodotte dall’uomo come la “spirale”, immagine ulteriore che è stata, anch’essa, più volte indicata nel sondaggio: processo profondo ed evolutivo, che ritorna ricorsivamente, che apre alla possibilità di essere un cambiamento espansivo o implosivo. Simbolo complesso, esistente fin dal Paleolitico, può essere rappresentato come un vortice, una forza di crescita e contrazione, ma anche continuità, che subisce, nella sua sequenzialità, delle mutazioni, alcune rapide e visibili e altre minime e continue. Questo percorso può essere rappresentato come un “viaggio”, il cambiamento come un tragitto, la ricerca di una via (viaggio dal latino viatico), che deriva dai riti iniziatici antichi legati al sole (e così troviamo un collegamento con le stagioni…): celebrare la vita sulla morte, scopo di quei riti, diventa il viaggio dell’eroe come un percorso di cambiamento, alla ricerca della propria anima (ecco il simbolo della farfalla…), verso la felicità, verità o immortalità, verso la mission che l’organizzazione sta perseguendo, una direzione indicativa, non già tracciata.  

Le prime riflessioni

Nel ringraziare tutti quelli che hanno contribuito al sondaggio, diventato di fatto non più nostro ma di tutti noi, ci vengono in mente alcune riflessioni, partendo da questa sintesi: il cambiamento organizzativo è un viaggio liquido continuo, che affronta un ciclo di eventi a spirale, fino ad un suo sbocciare e poi ri-iniziare. È così? Secondo noi non siamo lontani, non tanto perché sia la sintesi dei contributi che sono stati forniti, ma perché innanzitutto siamo in una società liquida, secondo quanto ci ha indicato Bauman, una società che è caratterizzata per le relazioni sociali che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile. E le organizzazioni sono inserite in un contesto che muta e che offre opportunità e minacce variabili e cangianti e che richiede di affrontare e di mettere in atto evoluzioni rapidi e lente, visibili e quasi impercettibili. Evoluzioni (dal latino, svolgere il rotolo di papiro per leggere) che sono uno spiegamento di un processo continuo di trasformazione, raccontabili come un viaggio, se vediamo il percorso come non finito, ma anche non definito prima. Che va accompagnato con una leadership che non sia eroica, ma sia capace di affrontare le sfide del viaggio dell’eroe e non solo di governare l’esistente. Nei prossimi post affronteremo nel merito e in modo ancor più approfondito le motivazioni e i limiti delle metafore che abbiamo raccolto.            

Fuori di metafora: seguite le prossime analisi dell’indagine!