Come creare Sicurezza Psicologica in aula: indicazioni per i formatori

23.06.2025

Per garantire l'efficacia di un percorso formativo, di qualunque tipo, le persone di sentirsi "presenti" non solo fisicamente (se in presenza), ma anche cognitivamente ed emotivamente. Il formatore deve garantire le condizioni ottimali affinché i partecipanti possano apprendere ed anche che si vedano riconosciuto il contributo individuale, si sentano inclusi tra gli altri e si deve creare una fiducia verso il docente e una reciproca fiducia con gli altri partecipanti: ossia che sia più è alto il livello di sicurezza psicologica (SP)!

Secondo gli studi scientifici, favorire un benessere e un clima che porti ad avere una sicurezza psicologica diffusa permette di sviluppare inclusione, coinvolgimento, partecipazione ed esse si basano sulla SP: sono state dimostrate le correlazioni positive tra la SP e i fattori prima indicati. E noi in questi anni, abbiamo, appunto, fatto la nostra ricerca e le nostre sperimentazioni, grazie alla collaborazione tra Giovanni Reale di CambiarParadigma.net e Laura Ricci di Doceat, e qui vi racconteremo come si può correlare la SP con la formazione degli adulti.

La Sicurezza Psicologica e il nostro modello

Qui brevemente definiamo cos'è la SP e poi indichiamo il nostro modello, elaborato in questi anni di sperimentazione e applicazione, per chi non ha letto il post precedente. La sicurezza psicologica (SP) è lo stato che vivono le persone quando si sentono al sicuro perché possono manifestare liberamente sé stesse, attivare una fiducia profonda verso l'organizzazione e verso i membri del proprio team (e i colleghi in generale), avendo, inoltre, la possibilità di innescare la propria capacità di apprendimento, di innovazione e risoluzione di compiti complessi. Alla base di questa definizione per noi c'è un modello che abbiamo messo a punto, che esprime la SP come «il sentirsi sentiti» che ognuno prova mentre è in connessione con l'ambiente e le altre persone. É, infatti, il vissuto di ognuno a determinare il benessere generale del contesto, come è stato dimostrato dalle ricerche neuroscientifiche e il nostro modello, appunto, si basa sulla ricerca neurobiologia applicata alla psicologia, unita agli studi di psicologia organizzativa e all'approccio della consulenza di processo.

La Sicurezza Psicologica in aula

Innanzitutto, è necessario utilizzare una metodologia attiva, che sia non solo dinamica, ma anche relazionale, che usi lo storytelling e che attivi significati simbolici, al fine di collegarsi alle esperienze lavorative e ai casi concreti. I partecipanti devono essere chiamati ad applicare i contenuti e gli strumenti appresi, grazie all'utilizzo del gruppo d'aula, che è un team di apprendimento che individua soluzioni. Il docente è il modello di riferimento per l'attivazione del processo che avvia la costruzione del "senso": con uno stile di docenza relazionale, incarnato in modo cosciente, i partecipanti possono essere consapevoli del senso che hanno per loro i nuovi comportamenti organizzativi e relazionali. Per far questo, il formatore deve essere accogliente, autentico e non giudicante, come ci insegnano la mindfulness e le neuroscienze. Se il formatore si rivolge a sé stesso interiormente in modo comprensivo, questo cambia lo sguardo sui partecipanti e si creano contesti di apprendimento interconnessi. Laconduzione d'aula deve essere quella che facilita la potenza di un processo di facilitazione che mette in linea mente e corpo del formatore: la costruzione di una relazione che facilita la ricerca di senso, di quel senso che muove le azioni didattiche e che si deve trasferire in pieno, non solo cognitivamente, alle donne e agli uomini che ci trova difronte. É in questo contesto di apprendimento interattivo e collaborativo, che si creano le condizioni affinché i partecipanti accettino la propria "fallibilità", che permette loro di sviluppare le competenze. Non a caso, i partecipanti quando arrivano in aula all'inizio di un corso, le prime informazioni che, inconsapevolmente, cercano sono legate all'ambiente sicuro sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista psicologico: una domanda relativa alla fiducia verso il formatore, verso i colleghi di corso. Come esseri umani siamo tutta la vita modellati sulle relazioni e sugli scambi di segnali di sicurezza e di pericolo a cui il nostro sistema neurobiologico reagisce; perciò, il formatore deve essere consapevole che i segnali che trasmette possono co-regolare le relazioni e dare origine a diverse possibilità, che possono, ad esempio, aumentare la reattività dei partecipanti, o il loro ritiro, o il loro senso di impotenza.

Per tutti questi motivi, è utile che il formatore focalizzi l'attenzione sull'emissione di segnali di sicurezza, attraverso il corpo: dal viso al respiro, dalla voce e al suo ritmo, dallo sguardo alla postura, deve essere coerente e adeguato, rispettoso e delicato, aperto e ricettivo, per creare un ambiente relazionale in grado di facilitare la crescita della persona e del gruppo. Questa modalità di manifestare la sua presenza, oltre a promuovere un ambiente sicuro, facilita la connessione e lo sviluppo di inediti percorsi neurali nel cervello del singolo e in quello collettivo, facilitando interconnessioni positive, basilari per la crescita neurale singola e gruppale.

Questa sintonizzazione relazionale tra il formatore e il gruppo è generata da tre passaggi: un'intra-connessione del docente con sé stesso, un'interconnessione tra il formatore e il gruppo aula e, infine, la sensazione del singolo partecipante di essere al sicuro. In questo modo il formatore può promuovere una vera sicurezza psicologica, modellando efficacemente il processo di apprendimento e il suo risvolto, l'azione di facilitazione.