TUTTI VOGLION FARE JAZZ … L’EVOLUZIONE ORGANIZZATIVA TRA STRUTTURAZIONE E CAOS ORGANIZZATIVO
Per le organizzazioni di questi anni, che si muovono tra il controllo e l’innovazione, tra la routine e la trasformazione delle attività, tra la strutturazione e la destrutturazione organizzativa, il jazz può essere un punto di riflessione ed ispirazione molto concreto, non solo per lo sviluppo organizzativo, come suggerito nel primo post.
Ad una organizzazione in cambiamento continuo, con l’evoluzione permanente che la caratterizza o, comunque, ad una azienda che va in quella direzione, il jazz può essere da stimolo per nuove letture di ciò che avviene, per adottare attenzioni e prassi nuove. Il contesto esterno pone nuovi imprevisti, il mercato varia costantemente, la tecnologia pone nuove possibilità, le ripercussioni sul funzionamento organizzativo sono forti e immediate, non sempre c’è tempo per prendere decisioni ponderate, per organizzarsi al meglio.
L’arte imperfetta come può aiutare? Può essere una fonte di ispirazione anche per la struttura dell’organizzazione di una azienda o Ente: il jazz può dare il suo contributo anche sul piano della “progettazione” interna alle realtà lavorative.
Le organizzazioni in cambiamento:
Le aziende in evoluzione sono organizzazioni che affrontano in velocità momenti di “destrutturazione” più o meno diffusa, che sotto la pressione del mercato devono adattarsi, cambiare, strutturarsi, “smontarsi”, ricomporsi…
“L'unica costante nella nostra attività è che tutto cambia”, frasi come questa ci vengono dette nelle organizzazioni con cui collaboriamo. Il cambiamento evolutivo è un’occasione di cui approfittare, non bisogna lasciare che ciò che è esterno all’impresa definisca come lavorare (ne va la sopravvivenza dell’azienda). Bisogna essere in vantaggio sul gioco...
Lo scenario in cui un’organizzazione, in genere, si trova oggi è quello di essere nel pieno di un cambiamento pluridimensionale, che comprende diversi cambiamenti contemporaneamente, il mercato (il contesto economico globale è in mutamento), la tecnologia (si pensi alla trasformazione digitale e al suo impatto), l’evoluzione del contesto sociale (gli equilibri tra Stati sono in evoluzione…): cambiamenti che tra l’altro hanno velocità differenti! Si richiede al top management di guidare aziende in mutamento, spinte verso la decostruzione dell’organizzazione e, per certi versi, una sua frammentazione: l’azione manageriale deve trovare il “ritmo giusto”, come già visto nel primo post. Ma non solo.
La struttura delle organizzazioni:
Le imprese oggi si muovono nel mutamento e le strutture interne sono un elemento che non può essere avulso dal contesto anche esterno in cui si trova l’azienda. La decostruzione delle organizzazioni di cui le aziende avrebbero bisogno per rispondere alle sollecitazioni esterne ed interne (le spinte non sono mai da un “lato” solo quando i mutamenti sono ampi), può essere rappresentata dal caos, una non stabilizzazione della struttura che permetterebbe all’azienda di modificarsi e rispondere alle sfide in tempi ottimali.
La tensione organizzativa che si genera tra caos e struttura richiede una capacità d’improvvisazione anche per la funzione organizzazione delle aziende. L’insidia tipica della struttura burocratica (le P.A. in genere e le imprese di un tempo, ma alcune ancora adesso…) sta nell’essere molto definita, con comunicazioni fortemente canalizzate e regole ben definite che vengono seguite alla lettera; al suo opposto il rischio di un caos organizzativo sarebbe una strutturazione organizzativa nulla o il suo progressivo abbandono, comunicazioni casuali, tante e frequenti (oppure la confusione del tutto a tutti...), nessuna regola definita o l’abbandono di quelle che c’erano e che vanno in disuso senza sostituzione.
Nelle fasi di passaggio che vivono le organizzazioni in mutamento, differentemente dalle start-up, l’attenzione alla strutturazione organizzativa deve essere primaria, nella logica però della cultura del cambiamento evolutivo, in cui la strutturazione è definita per quanto necessita in quel momento storico dell’azienda, la gerarchia è minima, le comunicazioni sono principalmente ridisegnate per garantire meno passaggi possibili…
L’improvvisazione organizzativa:
Le aziende evolvono e sopravvivono nella misura in cui i propri dipendenti sanno improvvisare? Noi pensiamo che l’improvvisazione sia una buona metafora per far cogliere come ci si debba muovere per lavorare secondo “geometrie variabili”, modalità che le organizzazioni odierne sentono come necessità. A livello non di comportamenti ma di struttura organizzativa, l’improvvisazione, che è di fatto una forma di cambiamento, può rappresentare l’ispirazione per la de-strutturazione o ri-combinazione della strutturazione aziendale. Ma non deve essere solo un adattamento all’ambiente esterno, ma un’evoluzione che, abbandonando la prevedibilità, traguarda una visione non sequenziale ma una visione che nasce appunto dalla tensione tra burocrazia e caos.
Le aziende che cambiano con frequenza debbono vedere nel caos creativo del jazz, nell’adattamento continuo dell’improvvisazione, uno stimolo per organizzarsi in modo flessibile, magari generando all’interno soluzioni nuove, team auto-organizzati, strutture a scopo, aziende satelliti, gli esempi non mancano… strutture emergenti che facilitano le aziende nella ricerca di equilibrio tra de-strutturazione e iper-strutturazione.
Anche questo testo è stato scritto ascoltando brani jazz, in particolare alcuni pezzi di Chet Baker…
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