Organizzazioni in viaggio: riflessioni sul cambiamento partendo dalla quinta metafora emersa dal nostro sondaggio
Le metafore rappresentano, come sappiamo, l’immaginario, le immagini collettive, e, in questo post, affronteremo quelle che si incentrano sul viaggio come “raffigurazione” del cambiamento organizzativo. E, come sempre, lo faremo grazie alla profondità delle argomentazioni che i rispondenti hanno portato al nostro sondaggio. È stato un sondaggio che ci sta arricchendo di riflessioni e spunti e con noi, speriamo anche i nostri 10 o 25 lettori di manzoniana memoria: grazie ancora a chi ha contribuito.
Gli altri cluster presentati erano incentrati sulla trasformazione, sul mutamento, quello che abbiamo denominato viaggio, richiama invece il cambiamento come un tragitto, la ricerca di una via (viaggio dal latino viatico), che deriva dai riti iniziatici antichi legati al sole (e così troviamo un collegamento con le stagioni…): celebrare la vita sulla morte, scopo di quei riti, diventa il viaggio dell’eroe come un percorso di cambiamento, alla ricerca della propria anima (ecco qui ritornare il simbolo della farfalla, un altro cluster…), verso la felicità o l’immortalità. Dunque, prima ancora che fisica, il viaggio è un’esperienza mentale, l'attraversamento dei confini esprime la tensione continua del pensiero che si protende al di là, a cavallo fra il già noto e l'ignoto, si configura, insomma, come scoperta intellettuale.
Chi viaggia prova la caratteristica sensazione dello «spaesamento», non riconosce più luoghi e forme (mentali o fisici) consueti: il pensiero costruisce un ordine, dà al mondo un certo assetto e il viaggio pone in discussione l'ordine costruito dal nostro pensiero, provoca disordine (lo «spaesamento»), costituendo la premessa indispensabile per la realizzazione di un nuovo ordine. Il viaggio nel suo svolgersi, si pensi per esempio all'Odissea, è metafora della condizione umana. Il viaggio di Ulisse è un viaggio di ritorno, dalla guerra di Troia alla sua Itaca: questo viaggio, che può essere considerato nella sua circolarità (partenza, percorso, ritorno), fa emergere soprattutto la finalità del raggiungimento di uno scopo. Il percorso è la centralità del racconto dell’Odissea, con i suoi mille pericoli, ostacoli e prove e il loro superamento: viaggio come ricerca del nuovo, come confronto con il diverso, con luoghi e situazioni estranee e la necessità di avere capacità di adattamento a momenti imprevedibili.
Dunque, il significato del viaggio, al di là dell’Odissea, è soprattutto nel suo percorso: la meta può addirittura sfuggire, può essere perennemente e vanamente inseguita, come il cambiamento organizzativo continuo. Nelle prossime righe, dopo la riflessione sulla simbologia del viaggio, approfondiremo in particolare le implicazioni per il cambiamento organizzativo.
La sintesi dei cluster emersi dal sondaggio
Ricordiamo però prima le diverse metafore che sono emerse e che si richiamano a diverse tipologie concettuali, quelle riferite alla natura e le sue mutazioni o caratteristiche, alla popolazione naturale, alle sue forme, agli strumenti umani (in misura minore). I diversi cluster, seppur differenti, sono, nella maggior parte, collegati tra loro, sia perché si possono ascrivere a categorie concettuali che li comprendono (ad esempio appunto la natura) sia perché indicano modalità di cambiamento assimilabili (es. cambiamento come mutazione).
Il primo cluster, quello emerso con maggiore frequenza, è quello che abbiamo definito “i mutamenti di stato dell’acqua”, ossia quelle metafore che vedono nell’acqua, nella marea e nell’onda appunto l’evoluzione delle forme liquide, che hanno una forma definitiva solo quando sono “intrappolate” (come in una bottiglia): simbolicamente le acque rappresentano il flusso continuo del mondo manifesto, che dissolvono, cancellano, rimuovono, purificano e rigenerano.
Il secondo cluster, “le stagioni”, il loro mutare e il clima in generale, che indica la ciclicità delle ere, un mutare definito in tempi diversi che si susseguono, con un suo ordine temporale: il cambiamento organizzativo come mutazione naturale. Nella simbologia cinese le stagioni sono associate ai fiori ed il terzo cluster è appunto, più volte scelto, del “il fiore che sboccia”: un singolo elemento che cambia stato, che modifica la sua forma, simbolo della potenzialità, dello sviluppo, dell’apertura, di una passività (la corolla che riceve) che si apre verso l’esterno, verso l’ambiente esterno, attraverso l’insetto che vi si posa; è però anche simbolo della vita effimera, che ha un suo apice e poi appassisce, richiamando il rischio del fallimento.
Il cambiamento come mutamento non può non richiamare quello della trasformazione della “farfalla”, del bozzolo, la crisalide, che diventa appunto la farfalla, ossia di una specie che si evolve, adattandosi al contesto nuovo. Immagine classica del cambiamento, simbolicamente rappresenta la rinascita, la resurrezione che passa dalla dissoluzione dello stato precedente, per gli antichi greci e i maori è l’anima, la psiche. L’evoluzione della farfalla, ci ricorda anche le forme naturali e riprodotte dall’uomo come la “spirale”, immagine ulteriore che è stata, anch’essa, più volte indicata nel sondaggio: processo profondo ed evolutivo, che ritorna ricorsivamente, che apre alla possibilità di essere un cambiamento espansivo o implosivo.
Le riflessioni sul viaggio e il suo tragitto
Il viaggio rende l’idea della ciclicità della vita e del suo dinamismo, è un’esperienza interiore dell’individuo che richiama la circolarità della vita: la nascita, l’adolescenza, la fase adulta e la morte. La vita è un viaggio, si dice e questa espressione idiomatica, sottende un significato più profondo dell’andare oltre le azioni abituali e quotidiane, la routine e l’avviarsi al di là della base sicura. Ciò richiede la disponibilità a mettersi in gioco, ad affrontare l’imprevisto e l’ignoto di ogni viaggio, l’abbandono della sicurezza di ciò che sia ha. Viaggiare per ognuno di noi è anche la scelta della meta. Superando il parallelo viaggio – vita, quanto appena scritto può essere riproposto per le aziende e la meta la si può identificare nella mission che l’organizzazione sta perseguendo, una direzione indicativa, non già tracciata.
Così il viaggio, come metafora del cambiamento nelle aziende e negli Enti, è visto come una direzione ma senza una via chiara da seguire, da costruire nel percorso. E ciò richiede la capacità di lettura del contesto e la capacità di resilienza organizzativa complessiva, avendo come faro il purpose e la mission aziendale, trasformata in una passione che contagi tutti e che non faccia percepire la “fatica” di stare nell’incertezza e nel viaggio nell’ignoto. Il cluster raggruppa anche chi ha indicato la metafora del viaggio dell’eroe, è il viaggio dell'Io per raggiungere l'autorealizzazione: anche in questo caso, il parallelo è con il percorso di vita di ognuno di noi, affinché ciascuno trovi il tesoro che è dentro di noi. Il percorso dell’eroe è un tragitto scandito da alcune fasi e la prima è quella legata alla vita ordinaria che sta vivendo: in questa situazione riceve quella che viene definita la chiamata, un evento inaspettato. Una sfida inattesa, che costringe il personaggio ad uscire dal suo guscio: inizialmente non accetta questa chiamata, ma istruito da un mentore, vince la sua paura e varca la prima soglia, che gli permette di accedere al mondo “straordinario”. Il percorso sarà costellato da una serie di prove, che l’eroe deve affrontare una alla volta, per avvicinarsi alla prova principale. Superata questa, esso ottiene il premio, la giusta ricompensa (un tesoro, una spada, l’amata o l’amato, ossia una maggiore conoscenza e consapevolezza di sé).
L’eroe però sulla via del ritorno si trova a dover affrontare un ultimo esame, oltrepassato il quale l’eroe può finalmente fare ritorno alla sua vita normale, anche se non sarà più lo stesso. Nella nostra vita, ogni volta che ci troviamo ad affrontare dei periodi difficili, dopo averli superati, accettiamo che una parte di noi sia abbandonata e prendiamo consapevolezza che un’altra parte, più forte, ci caratterizzi. Se facciamo parallelo con il percorso di cambiamento organizzativo, i rispondenti hanno paragonato il concetto di chiamata alla mission che l’organizzazione sta perseguendo: il viaggio intrapreso, con riluttanza (le resistenze o le preoccupazioni sempre presenti nelle organizzazioni), grazie ad un mentore (chi guida il cambiamento), si avvia e si caratterizzerà per le varie prove (le incertezze, gli alti e bassi, del cambiamento), avendo contezza che il viaggio non è lineare e che bisogna identificare e superare le incertezze del cambiamento.
E il cambiamento in azienda?
Con un viaggio collettivo le aziende esprimono la volontà di condividere la visione e le scelte strategiche, coinvolgendo e responsabilizzando ogni membro dell’organizzazione. Un viaggio in cui serve aiutare le persone e le organizzazioni a riconoscere, rappresentare e condividere significati sconosciuti e imprevisti e a co-costruire un percorso comune possibile in cui tutte le parti hanno messo mano e hanno dato il loro assenso nell’iniziare a percorrerlo.
Eventuali istanze relazionali e organizzative, se non riconosciute, nascoste o rimosse, potrebbero favorire l’emersione di incomprensioni e costituirebbero ostacoli al raggiungimento degli obiettivi, devono essere intercettate e rimosse da subito. La condivisione di un territorio metaforico, il viaggio e il suo tragitto, facilita il riconoscimento dei termini fondativi di un pieno engagement e il potenziale di sviluppo che scaturisce dal genere di interazioni e dai valori vissuti nel viaggio: alla fine si incontrano da una parte il contesto e le aspettative dell’organizzazione, dall’altra lo stile e il contributo di ogni singolo membro dell’organizzazione. E così si costruiscono mappe organizzative, proprio come quelle geografiche, strumento primario di orientamento e di cambiamento.
Un viaggio proficuo, data la complessità dell’organizzazione, prevede appunto la concertazione di un disegno organizzativo condiviso da tutti coloro che sono parte in causa, anche fuori l’azienda.