Intelligenza collettiva: uniamo umano e artificiale, pensiero e dati, strumenti e relazioni

E’ necessario considerare i vantaggi di una integrazione maggiore tra umano e quello che qualcuno chiama “macchinico”. L’evoluzione di un sistema, come è ogni organizzazione, non permette, in questo momento, di non pensare a come integrare l’intelligenza artificiale (AI), i big data e le produzioni in ottica 4.0: tutte risorse per quell’intelligenza collettiva che, come abbiamo indicato in un post precedente, è una ricchezza vera per qualunque organizzazione. Oggi abbiamo la possibilità di raccogliere dati continuamente, che ci permettono di prendere decisioni differenti dal passato, a patto che impostiamo il nostro modo di ragionare in modo diverso, maggiormente integrativo degli elementi in gioco, non tralasciando nulla: dalle tecnologie in uso ai metodi di previsione e controllo, dai processi alle prassi regolate e alle metodologie, dalla struttura organizzativa e professionale alla cultura e al clima interno. Le domande da porsi sono quelle del perché (Perché lo facciamo? Che strategia ci diamo ?), del come (Come integriamo le tecnologie? Come usiamo i dati? …), ma anche del chi (Chi coinvolgiamo?) e in quale contesto operiamo (In quale organizzazione formale e, soprattutto, informale ?).  

 

Ad esempio …

La piattaforma di social collaboration in una media azienda di servizi è stata vista come uno strumento di comunicazione interna, parte delle azioni di marketing interno. E’ stata acquistata con quello scopo e utilizzata con quella finalità, al di là del dichiarato. Ad un certo momento però ci si è resi conto che non era molto adoperata e non era funzionale neppure in logica di employer branding. Che fare ? Una prima risposta è stata il miglioramento della struttura della piattaforma e una serie di azioni di coinvolgimento delle persone o meglio dei clienti interni: nascono spazi di condivisione e scambio sempre meno formali, che sembrano scivolare su un versante personale e poco significativo (le vacanze, …). In un momento successivo si scopre che le persone si sono costruite delle reti di collaborazione non ufficiali, in cui si scambiano documenti di lavoro per specifiche esigenze operative: il responsabile IT si preoccupa per la sicurezza dei dati, il responsabile marketing non si capacita, l’HR manager interpreta il fenomeno come una forma di “ribellione”… Di nuovo, un che fare ? Vietare e chiuderle secondo la logica del controllo ? Oppure autorizzarle lasciando che, con minime regole, siano autogestite ? O invece integrale nella piattaforma di social collaboration ? E’ a questo punto che l’azienda si chiede se non debba trovare soluzioni differenti da quelle adottate finora: un progetto di coinvolgimento delle persone nella progettazione e costruzione degli strumenti di social collaboration parte appunto dalla lettura delle culture interne all’organizzazione, al loro dialogo per arrivare alla realizzazione concreta di strumenti fruttuosi. Si avviava così un cambiamento organizzativo che sta portando l’azienda, nel tempo, a diventare un luogo di intelligenza collettiva, in cui si integrano le persone, gli strumenti e i dati ma sopratutto un luogo di relazioni di fiducia e di senso, anche se a distanza, grazie al coinvolgimento e alla progettazione dal basso.

 

Epilogo

L’esperienza in azienda evidenzia che, prima di introdurre nuove tecnologie e nuovi strumenti in azienda, è dunque necessario ampliare lo spettro di osservazione e di raccolta delle informazioni sulla propria realtà organizzativa, secondo la logica dell’intelligenza collettiva (umana+artificiale) dell’organizzazione: abbiamo visto come l’introduzione di una strumentazione valida e funzionale, molto alla “moda”, non era stata utilizzata dalle persone e come invece sia stato indispensabile co-costruire gli strumenti con le persone stesse. Le organizzazioni per evolvere hanno bisogno di apprendere, come gli esseri umani, ma è necessario che lo facciano modificando la loro logica implicita, ossia arrivando al livello più alto di apprendimento, che necessità di riflessione e ristrutturazione degli schemi mentali d’azione. In questo, come in molti altri casi, l’introduzione implicita di uno strumento (in passato è successo così, per alcune persone e/o per alcune organizzazioni, con il personal computer, poi con le email o con l’introduzione dei sistemi gestionali, …), in cui si attiva solo il livello più basico di apprendimento, l’adattamento di pensieri ed azioni personali o organizzative, non porta allo sviluppo della intelligenza collettiva organizzativa, che è un potenziale notevole per l’evoluzione delle aziende e degli Enti.