Costruire intelligenza collettiva: sappiamo fare knotworking?
Avete mai fatto knotworking? No, non stiamo parlando di una pratica subacquea oppure di una nuova forma di lavoro a distanza… Avete mai provato a fare dei nodi ad una rete? Se sì, allora avete fatto knotworking: ma ben inteso, per rimanere nella metafora marina, non ad una rete da pesca (magari in qualche esperienza vacanziera in cui avete provato il brivido della dura vita del pescatore!), ma nel lavoro di rete tra organizzazioni diverse su di un territorio più o meno ampio. Perché è di questo che parliamo… ragioneremo sia dal punto di vista sistemico sia dal punto di vista delle competenze necessarie. Come abbiamo indicato già in un post precedente, sull’organizzazione come intelligenza collettiva, oggi la sfida è far sì che le persone siano parte di una rete funzionale ibrida e non solo di un’organizzazione sola, che unisca sia l’intelligenza artificiale e il “macchinico” in generale con le persone (colleghi, capi e le altre risorse esterne), in una sorte di sistema rete. In cui il modello di lavoro sia tipo partecipativo, in cui tutti superino gli ambiti professionali propri, anche grazie a contesti relazioni prevalentemente non gerarchici e che procedano ampliando le conoscenze e le abilità delle persone ma anche di tutto quello che è appunto “macchinico” (dati, macchine, AI, strumenti …). Sono le persone che fanno le macchine, gestiscono i dati e gli strumenti, che però si evolvono se sono in reti ibride intelligenti. Per questo, per noi, è importante fare knotworking.
Cosa si intende per knotworking
Nello studio sulle attività lavorative, lo studioso finlandese Engestrom, si è concentrato sulle combinazioni di persone e artefatti in costante riconfigurazione, arrivando ad elaborare il concetto di knotworking, ossia l’annodatura. Nell’ambito di un sistema ampio che vede coinvolti più attori istituzionali e professionisti oltre che strumenti di vario tipo, il concetto indica non tanto il lavoro di networking, ossia di creazione di rete, ma l'orchestrazione di una collaborazione distribuita e parzialmente improvvisata, di nodi che sarebbero scarsamente collegati tra loro. Sistemi rete in cui il controllo delle azioni che non si fonda su una struttura di potere gerarchica e formalizzata, ma distribuita e diffusa fra tutti i membri. Ogni attore che partecipa alle attività che si sviluppano all’interno di un knotworking non pregiudica l’appartenenza ad altri sistemi rete, ma anzi questa possibilità di condividere problemi e risorse, fa acquisire a tutti nuove prospettive e modelli operativi. Lo scambio di informazioni, il confronto sulle pratiche, la negoziazione sulle prospettive da conseguire, l’interazione con tutto il “macchinico” che è nel sistema, innesca un’interazione che promuove nuovi progetti, nuovi saperi e nuove competenze. È una modalità di interazione orizzontale piuttosto che verticale, in cui il processo di interazione è complesso ma genera appunto sviluppo: una logica di rete che va oltre il tessere relazioni tra soggetti, gruppi, organizzazioni per concentrarsi sulle connessioni che tengono assieme livelli differenti, azioni diverse, tecnologie disparate, conoscenze e competenze molteplici.
Intelligenza collettiva e knotworking
In alcuni post precedenti abbiamo presentato il nostro concetto di intelligenza collettiva (IC), come combinazione delle capacità umane e di quelle che alcuni chiamano “macchiniche”. Le organizzazioni possono fungere da aggregatori per altre realtà produttive e di servizio, creando un sistema rete, in cui l’evoluzione tecnologica non solo facilita la comunicazione e l’attività in comune, a distanza, ma anche sia parte del sistema, in termini di dati, informazioni, … Fondamentale che questi sistemi siano permeati dalla cultura dell’open innovation, che genera e incrementa l’innovazione appunto, in quanto sistema aperto allo scambio e alla ricerca di nuove soluzioni, in un’ottica di continuo apprendimento. Dal punto di vista psicosociale è essenziale che sia possibile uno scambio e un confronto vero e ciò può avvenire se la rete di relazione sia gestita e mantenuta, in particolare se il sistema non è solo all’interno di una sola organizzazione. Un sistema rete è, dal punto di vista sociale, una comunità, che professionalmente scambia e incrementa le sue informazioni e competenze di continuo, sia grazie ad ambienti e strumenti sia face to face che virtuali. tecnologie della comunicazione ormai consolidate, ma del tutto nuove per i soggetti esaminati. Sviluppare knotworking è necessario in quanto permette di concepire il sistema rete come performance collaborativa in cui gli impulsi sono veloci, distribuiti e parzialmente improvvisati, tra attori o sistemi di attività che altrimenti sarebbero scarsamente collegati tra loro.
La competenza di knotworking
Se il knotworking è il concetto che definisce una modalità di lavoro che si sviluppa in certe condizioni in un sistema rete e che può essere utile sviluppare per avere connessioni effettivamente generative e adattive, è necessario che a livello professionale le persone, attori fondamentali del sistema rete, sappiano rendere efficace queste “alleanze”: è, per noi, altrettanto cruciale, sviluppare la capacità di annodare, che implica anche quella di sostenere e rafforzare la rete con gli altri. Non parliamo delle capacità di fare squadra, di team building, capacità basilari nei suoi elementi dello stare nella relazione da uno a molti e di essere co-responsabili della stessa e delle sue inevitabili evoluzioni, ma della capacità di stare dentro relazioni variabili e veloci e magari parzialmente impreviste, fuori da una stabile relazione lavorativa organizzata: sono rapporti professionali tra persone di organizzazioni diverse, con ruoli e attività differenti, che non sono riconducibili ad una comune comunità professionale. Il prendersi cura di questa provvisoria comunità e delle relazioni di cui è fatto il sistema rete, anche se da posizioni e secondo logiche diverse, è una conditio sine qua non per il funzionamento dello stesso sistema. Se il sistema rete ha necessità di una diffusa comunicazione, di una cooperazione funzionante, di una conoscenza condivisa, sviluppare la capacità di knotworking permette di rendere efficaci e mantenere il sistema rete grazie all’attenzione a svolgere un coordinamento d’azione (integrate for action), come sintesi dei modi di pensare ed agire dei diversi nodi, per prendere decisioni finalizzate al raggiungimento del risultato.
Epilogo
L’intelligenza collettiva nella prospettiva di una nuova interazione tra tecnologie, oggetti di produzione e persone porta, in modo mirato, al miglioramento continuo del sistema rete, il knotworking permette che ciò sia fatto gestendo il raccordo tra le parti, siano esse decisori, attori a vario titolo, ma anche saperi e conoscenze (dati, informazioni, …) generate dal “macchinico”. La criticità di mantenere i legami sia a livello sociale sia a livello organizzativo, che comporta aspetti sia di tipo tecnico (accordi, regole, …) sia a livello relazionale (continuità dei contatti, degli scambi e delle sollecitazioni, …), ci sembra risulti evidente da quanto prima indicato e dalle esperienze che molti lettori, oltre a noi, avranno fatto anche solo per progetti più o meno temporanei che presupponevano il coinvolgimento di più organizzazioni e professionisti. L'orchestrazione di questa performance collaborativa i cui impulsi sono sempre più veloci, distribuiti e magari improvvisati, non può essere solo puramente gerarchica o pienamente auto-organizzata, ma richiede una struttura mista, presupponendo però l’impegno di ogni attore nel far funzionare questo sistema. Non solo le mosse organizzative, tecniche e regolatorie devono essere quelle “giuste” per creare intelligenza collettiva ed affrontare tematiche complesse, ma anche quelle sociali nel fare networking ed soprattutto knotworking non devono essere trascurate ma garantite. Annodate, gente, annodate…