“Come l’acqua per il cambiamento organizzativo”: riflessioni sulla metafora prevalente nelle risposte al nostro sondaggio
Dobbiamo anche questa volta iniziare perorando la causa della ricchezza delle risposte al sondaggio che abbiamo proposto, ma senza falsa modestia o gonfiandoci il petto: grazie a chi ha contribuito, perché ci sta arricchendo di riflessioni e spunti, sia noi di cambiarparadigma.net sia i nostri lettori… Il precedente post ha presentato le prime riflessioni sui cluster che abbiamo creato a seguito delle proposte di metafore che i rispondenti hanno inserito. In questo post invece vorremmo approfondire il cluster che è stato maggiormente scelto, quello che abbiamo denominato “i mutamenti di stato dell’acqua”.
Il tema del mutamento dell’acqua ci ha richiamato due film: per la scelta del titolo il romanzo “Come l'acqua per il cioccolato” del 1989, della scrittrice messicana Laura Esquivel, portato poi sugli schemi cinematografici nel 1992 da Alfonso Arau: nelle due opere viene usata una frase idiomatica spagnola, "como agua para chocolate", che si riferisce ad una persona in preda alla passione, che è "bollente come l'acqua per fare la cioccolata calda in tazza". Frase cje usiamo solo per suggestione, perché invece per indicare il tema del post il titolo di un altro film, più recente, del 2017, “La forma dell'acqua” (The Shape of Water), diretto da Guillermo del Toro ci pare mio “centrato”. È su questa forma e sulla non forma che ci soffermeremo nelle prossime righe e non solo su questo. Abbiamo già detto che le metafore rappresentano l’immaginario, le immagini collettive, che si hanno del cambiamento organizzativo e quelle acquatiche, liquide, sono quelle che affronteremo, appunto, adesso.
La sintesi dei cluster emersi dal
sondaggio
Le diverse metafore che sono emerse si richiamano a tipologie concettuali differenti, quelle riferite principalmente alla natura e le sue mutazioni o caratteristiche, alla popolazione naturale, alle simbologie e agli strumenti umani. I diversi cluster, seppur dissimili, sono, nella maggior parte, collegati tra loro, sia perché si possono ascrivere a categorie concettuali che li comprendono (ad esempio appunto la natura) sia perché indicano modalità di cambiamento assimilabili (es. cambiamento come mutazione).
Assieme al cluster denominato “i mutamenti di stato dell’acqua”, quello emerso con maggiore frequenza, vi è anche quello che abbiamo definito “le stagioni”, che con il loro mutare e quello clima in generale, indica la ciclicità delle ere, un variare definito in tempi diversi che si susseguono, con un suo ordine temporale. Il terzo cluster è detto “il fiore che sboccia”: un singolo elemento che cambia stato, che modifica la sua forma, simbolo della potenzialità, dello sviluppo, dell’apertura, di una passività (la corolla che riceve) che si apre verso l’esterno, verso l’ambiente esterno, attraverso l’insetto che vi si posa. E un altro animale denomina il quarto cluster, quello della trasformazione della “farfalla”, del bozzolo, la crisalide, che diventa appunto la farfalla, ossia una specie che si evolve, adattandosi al contesto nuovo. Le forme naturali e riprodotte dall’uomo come la “spirale”, il quinto cluster, processo profondo ed evolutivo, che ritorna ricorsivamente, apre alla possibilità che vi sia un cambiamento espansivo oppure implosivo. L’ultimo cluster è il “viaggio”, il cambiamento come un tragitto, la ricerca di una via, il viaggio dell’eroe come un percorso di cambiamento, alla ricerca della sua anima, verso la felicità o verso la mission che l’organizzazione sta perseguendo.
Le riflessioni sui mutamenti
di stato dell’acqua
Nel post precedente avevamo azzardato una specie di definizione scherzosa: il cambiamento organizzativo è un viaggio liquido continuo, che affronta un ciclo di eventi a spirale, fino ad un suo sbocciare e poi ri-iniziare. E ci chiedevamo se è effettivamente così, senza dare una risposta, perché sappiamo che sarebbe parziale e di parte. La metafora implicita della società liquida, secondo quanto ci ha indicato Bauman, che è caratterizzata per le relazioni sociali che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile, forse ha influenzato i nostri rispondenti. Ma il mutamento, alcune volte rapido, altre volte imprevedibile del mercato e/o di fattori più generali (il Covid, ad esempio) condizionano le organizzazioni di oggi. In cosa ci può aiutare l’acqua? non tanto per il suo bollire o per il suo spegnere fuochi, ma per il suo mutare. Appunto l’evoluzione delle forme liquide, che non hanno una forma definitiva, se non quando sono “intrappolate” (come in un recipiente).
Le motivazioni che hanno spinto i nostri rispondenti alla scelta di queste metafore sono legate alla sensazione di cambiamento e adattabilità che suggerisce questo elemento. Un cambiamento che avviene senza modificare la sua formula, adattandosi ad ogni forma, cercando nuovi spazi, in modo al tempo stesso leggero e forte, come è pervasiva la goccia che intaccano la pietra, a certe condizioni di tempo. E cambiando gli stati, può diventare liquida o esageratamente gassosa, in equilibrio flessibile nel prendere la forma richiesta dalle condizioni esterne. E questo cambiamento è una parte essenziale in ogni istante, che sia l’acqua di un'onda o una tempesta. La variabilità dell’onda è proverbiale, a seconda della forza che ha raccolto, può travolgere o levigare lentamente, può sbattere su un blocco di cemento o introdursi in un piccolo castello costruito sulla sabbia, sempre in modo continuo e inarrestabile, anche quando non la guardiamo. Ma l’acqua dei torrenti può trascinare tronchi e sassi che sono lungo il percorso e a volte si incastrano bloccando la strada, con una forza a volte imperiosa, che modifica il corso del fiume oppure con una forza tranquilla che segue il percorso fluviale già tracciato.
E il cambiamento in azienda?
In sostanza, l’acqua acquisisce un valore diverso in base al contesto in cui è collocata. L’acqua corrente lava via e ripulisce, come, potremmo dire, l’introduzione di novità in azienda che la ripuliscono dalle incrostazioni che il passato l’ha resa non più performante come i tempi presenti richiederebbero. Anche se, in aziende senza una cultura dell’innovazione, le novità si sommano a quelle del passato e non generano cambiamento. L’acqua di un fiume può scorrere impetuosa come un cambiamento aziendale improvviso, inaspettato e mal gestito, che sommerge e risucchia e trascina. Ma la possibilità dell’acqua di cambiare stati è lo spunto di riflessione più “sfaccettato”.
Un’azienda allo stato solido sarebbe come il ghiaccio, un legame molto forte tra gli elementi, che non permette di cambiare forma. Nello stato solido le particelle sono molto vicine le une alle altre e sono disposte secondo un perfetto ordine geometrico. Una struttura efficiente solo per un business e un mercato immutabili, come ormai non ne esistono più. Le aziende “solide” più sono burocratizzate (con procedure e regole rigide) più questa capacità viene stimolata ed apprezzata a tutti i livelli organizzativi.
Invece un’azienda in uno stato gassoso ha strutture che non sono legate tra loro, con le persone che possono muoversi liberamente in ogni direzione, perché non ci sono legami chimici che li collegano. Il confine tra anarchia e olocrazia può essere assai labile.
Lo stato liquido si può abbinare all’azienda che è un insieme di unità operative autonome che agiscono in modo integrato e organico, che si ri-configurano ogni volta al meglio. Forse a segnalare che le sue funzioni interne sono unite da un legame debole, che proprio per questo le impedisce di prendere una forma definita. Sappiamo che i passaggi dell’acqua da uno stato all’altro sono dati dalle condizioni ambientali e, più in generale, dalle variazioni di “temperatura”: l’azienda liquida potrebbe rappresentare solo un punto di passaggio verso gli altri stati. Ossia l’azienda più adatta per risolvere determinati problemi e per perseguire le opportunità di business che il mercato presenta in quel dato momento e poi, quando sono cambiate le condizioni, evolvere verso uno stato diverso.
L’acqua rappresenta il flusso continuo del mondo manifesto, che dissolve, cancella, rimuove, purifica e rigenera e la trasformazione organizzativa appunto è l’evoluzione che deve rispondere alle esigenze verso l’esterno e verso l’interno dell’impresa o degli Enti. La metafora “acquatica” ci sembra, dunque, aiuti a riflettere sul cambiamento delle organizzazioni in modo ricco. Per questo ringraziamo ancora tutti quelli che hanno contribuito al sondaggio.